Deposito titoli

In questa sezione su deposito titoli ci occuperemo di un particolare target di cliente, ovvero di colui che vuole conciliare la gestione ordinaria di conto corrente con l’investimento in titoli, affinché ne tragga una fonte reddituale.

Deposito titoli

Distinzione importante: conto titoli e conto deposito

Non si può parlare indifferentemente di conto titoli e conto deposito. Cominciamo col sottolineare la differenza tra i due.

Con il conto titoli, viene lasciata quasi sempre autonomia al correntista che decide di aprirlo per le esigenze specifiche di investimento (di solito, sui mercati nazionali) e senza abbinarlo per forza ad un conto corrente tradizionale.

Oppostamente il conto deposito (di solito, si investe anche sui mercati esteri) corrisponde proprio a mirate offerte, anche stimolate dalle banche, dirette soprattutto ai nuovi correntisti. Si utilizza, pertanto, abbinare la gestione dei flussi di liquidità del conto corrente tradizionale al conto deposito (in taluni casi è richiesta l’apertura di un conto corrente tradizionale per poter accedere al conto deposito). Il ragionamento che si conduce è del tipo: “Hai una giacenza di conto corrente a riposo? Perché non filtrarla (tutto incluso) al conto deposito, eventualmente vincolandola ? Ti proponiamo un contenuto livello di rischiosità e rendimenti garantiti. In tale maniera, puoi spuntare un rendimento dalla tua giacenza di conto corrente, e senza alcun costo addizionale”.

Chiaramente, i contratti legati al conto titoli e conto deposito sono sempre da leggere attentamente, trattandosi di formule differenziate, a seconda delle proposte e delle offerte in dotazione, e nel caso in cui il cliente non richieda specificamente solo una determinata finalità di utilizzo (può trattarsi ad esempio della mera custodia di titoli). I costi sono differenziati, di conseguenza, a seconda del profilo di utenza.

Riepiloghiamo la sottile differenza, attinente per il deposito titoli.

Il conto deposito, in realtà, consente di  gestire il proprio risparmio (non autonomamente) attraverso l’impiego da parte delle banche in pacchetti di titoli a rendimento garantito (profilo di rischio proposto nelle recenti offerte: medio-basso). E’ solo fittiziamente un deposito titoli e corrisponde, in concreto, ad un deposito del proprio risparmio (transato o meno dal conto corrente tradizionale, abbinato) che viene poi gestito da altri.

Il conto titoli è un servizio solitamente accessorio (salvo i contratti legati ai conti correnti di alta fascia) e si può gestire autonomamente l’investimento. Si va dalla mera custodia dei titoli a servizi addizionali (ad es. compra-vendita di titoli).

L’imposta di bollo sul deposito titoli

Novità del decreto Monti sugli strumenti finanziari

Già a partire dal 2013 è entrata in porto la nuova aliquota proporzionale del 0,15% sugli strumenti finanziari (fatta eccezione per i fondi pensione ed i fondi sanitari).

E’ un’imposta proporzionale, in quanto incide in termini variabili a seconda della base imponibile e non in misura fissa (fatta eccezione per lo scaglione di esenzione che corrisponde alla soglia inferiore ai 5000 euro).

Va a cadere singolarmente e specificamente su ogni conto deposito titoli, se il soggetto tassato (persona fisica o persona giuridica) detiene più conti deposito titoli. Per le persone giuridiche, inoltre, si è giunti ad una tassazione comparativamente più elevata rispetto al caso delle persone fisiche.

Come si calcola l’imposta di bollo sugli strumenti finanziari?

La base imponibile su sui grava la nuova aliquota può essere:

  • il valore di mercato degli strumenti finanziari o titoli, a parità di gestore;
  • il valore nominale o di rimborso degli stessi, in caso di mancata previsione del valore di mercato. In questo caso si parte da un minimo di imposta di 34,20.